Quattrocentoquattordici parole
(c) Laura D'Aurizio
Quattro uno quattro fa nove, una perfezione per tre, ah la numerologia
c’entra sempre,
già vecchio Jung, sì vecchio Sigmund -selbst du,
sono zampilli le associazioni, alba sul mondo striata di rosso Munch
di viola Boudin e blu Rothko.
Un numero di parole un tot d’ evocazioni: dentro e fuori, fomentare
e tenere a bada, angst e leggerezza, frammenti e l’intero,
ciondolo cammeo e perla grigia di principessa di Labuan, educare il
respiro, armonia del movimento, l’asma il pulmaxan.
Nel flusso dei pensieri c’è poesia, poi c’è la poesia dell’occhio.
Grande Viale delle Associazioni sbuca in Largo Libertà, a sinistra bozzolo
avvolgente,
a destra perifrasi nel recinto, poi la scorza e il nocciolo e matassa
di parole.
Parole per dire, per dare, per fare, per essere, per sentire, per vivere,
per morire.
Le parole della infelicità comune o della miseria isterica, i colpi
a vuoto centrano l’ignoto dice il poeta.
I meridiani sono libri , i paralleli sono vite, il gioco non finisce
mai.
Joyce t’ho lasciato a metà, perché stare sui pensieri tuoi quando i
miei di più m’ interessavano?
Così è la resa, abbandono cosciente.
Il sogno della veglia m’avvolge mi protegge, il film è ininterrotto,
il proiettore on,
ondivagando e divagando snodasi il racconto, serpentello addormentato,
letargico e prestante.
“due sorelle si parlano al telefono, una, accusata di prevaricare, tace
questa volta,
l’altra parla di più, ma le parole danno stordimento, passa nel filo
sia l’ansia che l’antidoto,
rassicurante concordanza sul ciao ciccia, finale”
“ basta coi film pippa stavolta roba romantica, non fiori spezzati,
orgoglio e pregiudizio, ottimo!, al Portico alle otto”.
“ti racconto un sogno, no non da interpretare! È un frammentino molto
intenso e bello, ne sei tu il destinatario”.
Altre centotrenta parole, crisi d’ispirazione son due o tre?
Io conto due, sprovvista pure d’altro, conto tre e via dicendo, bel
modo di raccontare! Ma se non sai che dire!
Tira le somme, e dai con le metafore pallose!
Su coi pensieri. Incalzano i pensati ed i pensabili, gl’impensabili
no, quelli chi se li fila?,
gl’indigeriti quando si dice non sufficientemente metabolizzato,
ahi punti dolens e nervi scoperti, il doppio mento quello è insopportabile!
Bislaccamente insisto.
Se Tosato m’ ospita beh è un amico non virtuale ma reale!
L’idea era buona non proprio originale ma sono a un punto morto, barca
senza remi, manca lo sfondo,
l’ambiente, l’area mentale, la fotografia del reale, il fascino simbolico.
Di fatto cosa c’è? Sempre c’è un contenuto in un racconto contenitore.
Aneliti e rimpianti -
( - 414 -)
Firenze, 15 febbraio 2006
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